Fernando ARRABAL
Verona
Teatro Camploy
Teatro Camploy
"Ceremonia por un negro asesinado"
por la compan/ìa "Teatro Stabile di Calabria".
En el folleto se lee:
"... una nuova messa in scena di e con Lorenzo Gleijeses. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile di Calabria e tratto da Cerimonia per un negro assassinato del geniale regista-drammaturgo spagnolo Fernando Arrabal (1932) il cui teatro è stato definito “brutale, sorprendente e gioiosamente provocatorio”. La piéce, catalogata fra le opere più suggestive del teatro, prende corpo in una dimensione che presto assume contorni spiccatamente meta-teatrali. Cerimonia, che vede in scena anche Anna Redi e Manolo Muoio, è una riscrittura scenica che si avvale di molteplici forme espressive. Costretti nello spazio claustrofobico di una stanza, personaggi sorprendenti e stranianti non possono evitare di “giocare al teatro”: in questo modo, nascono, si trasformano e scompaiono. Una sorta di “studio” su alcuni artisti che non hanno saputo coniugare la loro visione dell’arte con la vita quotidiana, feriti a morte dalla propria stessa arte, e sulle derive della società dello spettacolo, con le connesse problematicità dello spazio mediatico contemporaneo.
"... una nuova messa in scena di e con Lorenzo Gleijeses. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile di Calabria e tratto da Cerimonia per un negro assassinato del geniale regista-drammaturgo spagnolo Fernando Arrabal (1932) il cui teatro è stato definito “brutale, sorprendente e gioiosamente provocatorio”. La piéce, catalogata fra le opere più suggestive del teatro, prende corpo in una dimensione che presto assume contorni spiccatamente meta-teatrali. Cerimonia, che vede in scena anche Anna Redi e Manolo Muoio, è una riscrittura scenica che si avvale di molteplici forme espressive. Costretti nello spazio claustrofobico di una stanza, personaggi sorprendenti e stranianti non possono evitare di “giocare al teatro”: in questo modo, nascono, si trasformano e scompaiono. Una sorta di “studio” su alcuni artisti che non hanno saputo coniugare la loro visione dell’arte con la vita quotidiana, feriti a morte dalla propria stessa arte, e sulle derive della società dello spettacolo, con le connesse problematicità dello spazio mediatico contemporaneo.